giovedì 28 ottobre 2010

Menti e sarai scoperto, i segreti del linguaggio del corpo!

I pensieri generano azioni, le azioni non sono altro che gesti.. e i gesti trasmettono messaggi. Molte volte siamo talmente concentrati su ciò che stiamo dicendo che ci dimentichiamo totalmente COME lo stiamo dicendo. Il tono della voce che usiamo, le pause che facciamo tra una frase e l’altra , i gesti che compiamo mentre stiamo parlando o anche solo ascoltando. Tutto ciò che non rientra nel “cosa stiamo dicendo” (le parole che usiamo) è definito dalla comunicazione come linguaggio non-verbale. E forse vi stupirà sapere che nella comunicazione tra esseri umani il linguaggio non verbale ha un’incidenza molto maggiore rispetto a quello prettamente verbale.
Le percentuali precise sono:

  • linguaggio verbale (le parole che uso, cosa dico) 7%
  • linguaggio para-verbale (timbro, tono della voce,come lo dico) 38%
  • non-verbale (i gesti,le espressioni, la gestione dello spazio intorno a me) 55%.

E’ interessante pensare a queste percentuali. La comunicazione non-verbale incide per il 93%!

Ultimamente in televisione è molto seguita la serie tv “lie to me” con Tim Roth che interpreta uno stravagante studioso di comportamento e linguaggio capace di scovare una bugia per quanto ben celata proprio grazie ai gesti, alla postura, alle micro-espressioni facciali delle sue “vittime”, insomma.. grazie al loro linguaggio non-verbale.

Ma è davvero così? E’ davvero così “semplice” leggere i nostri interlocutori? Avevamo la soluzione sotto i nostri occhi e non ce ne siamo mai accorti?

La risposta è si e no. Nel senso che: si, il linguaggio del corpo è spesso sottovalutato ma soprattutto poco conosciuto e in molti casi è rivelatore. Non di bugie. Di stati d’animo, di emozioni. Come esseri viventi abbiamo la necessità di esprimerci, non solo a parole ma anche con il nostro corpo. Infatti, anche se abbiamo sviluppato un concetto di felicità e possediamo le parole per esprimerlo non cessiamo comunque di distendere le labbra nel modello d’azione chiamato SORRISO.

Il linguaggio non-verbale però non va inteso come una potente macchina della verità. Se così fosse, avremmo risolto gran parte dei problemi legati alla giustizia!Niente processi!Abbiamo il dott.Lightman che indaga!

Bisogna riconoscere però che spesso, molte menzogne e molti comportamenti poco veritieri non vengono scoperti, non tanto grazie alla bravura del bugiardo piuttosto alla scarsa capacità di attenzione di chi ascolta. Vediamo il classico e più conosciuto gesto di “grattarsi” o toccarsi il naso.


Molti osservatori hanno notato che spesso questo gesto si accompagna alla menzogna. Ma immaginate questa situazione: Un uomo ne intervista un altro. Inizialmente le sue domande sono semplici e le risposte che riceve sono brevi e chiare. Ad un certo punto arriva la domanda difficile. La persona intervistata dopo un attimo di silenzio, durante il quale si tocca o gratta il naso, riponde con calma e tranquillità. La domanda non richiede una risposta falsa. E’ semplicemente una questione complicata sulla quale c’è bisogno di riflettere. Allora perché toccarsi il naso?Semplicemente perché il passaggio tra domande semplici e domande complicate genera un momento di “tensione”.

Fatta questa premessa di “valutare sempre i gesti e i segnali “ senza essere categorici, vediamone alcuni segni rivelatori della menzogna:
  1. Tenere ferme le mani in maniera quasi innaturale(incrociarle o incrociare le braccia). Perché? Perché sappiamo bene che quando parliamo le nostre mai si muovono.Quello che non sappiamo è COME. Quando si mente si cerca inconsciamente di impedire alle nostre mani di “smascherarci”. 
  2. Auto-contatti mano-volto: toccarsi il mento, coprirsi la bocca, sfregarsi il naso, lisciarsi un sopracciglio, toccarsi il lobo di un orecchio. Perché? Inconsciamente quando mentiamo una parte di noi si sente a disagio e vorrebbe “nascondere” ciò che facciamo e quindi tende ad usare la mano come bavaglio. D’altra parte se stiamo mentendo dobbiamo permettere alle bugie di uscire dalla nostra bocca quindi una parte di noi cerca di bloccare il segnale rivelatore. Il risultato è questo contatto-abortito che si sfoga su altre parti della faccia.
  3. Muovere di più il corpo: piccoli movimenti posturali, spostamenti del corpo per cambiare posizione più frequenti del normale.Sono segnali che rivelano movimenti intenzionali di fuga fortemente inibiti.
  4. Scuotere la mano. Mentre tutti i movimenti delle mani vengono soppressi, questo è l’unico che si accentua. E’ come se le nostre mani volessero declinare ogni responsabilità di ciò che viene detto.

lunedì 25 ottobre 2010

V per Vendetta

Chi di noi potrebbe dire di non aver mai vissuto una situazione in cui scontento, arrabbiato e frustrato per un disservizio ricevuto da un'azienda (o tante volte da un'istituzione pubblica), per essere stato trattato male da un impiegato al telefono e avrebbe tanto voluto trovarsi di fronte IL COLPEVOLE del misfatto o meglio il direttore dell'impresa e assaporare in bocca il dolce gusto della bieca e strisciante VENDETTA?!!

A tutti almeno una volta nella vita è accaduto di sentirsi in diritto di puntare il dito e urlare la propria rabbia.
Eh sì, perché è umano… quando ci si trova in una qualsiasi situazione particolarmente spiacevole è più semplice trovare un colpevole, un capro espiatorio su cui sfogarsi… e cosa si fa quando non si trova? Semplice ! Lo si va a cercare!

Tutti coloro che hanno letto il libro di Pennàc “il signor Malaussene” sanno infatti che la professione di Benjamin (uno dei personaggi) è proprio quella del : CAPRO ESPIATORIO!presso un grande magazzino. E il suo ruolo è quello di “sedare” gli inferociti clienti prendendosi la responsabilità di qualsiasi lamentela.

Ma sappiate che questo mestiere non è più solamente fantasia! Infatti negli stati uniti è una professione a tutti gli effetti.

Mi spiego meglio. Prendiamo l’esempio di un grande magazzino. Tanti clienti, tanti servizi e la ormai assoluta certezza che in questo grande meccanismo non tutti gli ingranaggi funzionino sempre alla perfezione… e allora sbucano fuori decine di clienti che per i motivi più disparati si sentono traditi, sono scontenti, alcuni di loro rabbiosi gridano alla vendetta! E non si fermeranno di fronte alle timide scuse della piacente ragazza all’ufficio informazioni vestita solo di uno scollatissimo abitino in stile natalizio (siamo sotto le feste) con tanto di cappellino rosso e pon pon binco e vaporoso in cima…. Immaginatevi lo scenario di guerra… al ritmo cadenzato di un “mi scuso moltissimo” e un “mi dispiace.. purtroppo non so come aiutarla” la ragazza va avanti per circa un’ora.. è ormai in un bagno di sudore, le sue guance avvampano di imbarazzo e il trucco perfetto fino a un’ora prima ormai sta per cedere alle lacrime di sconforto mentre i clienti imbufaliti fanno capannello di fronte alla reception. Alcuni alzano i toni, altri parlano ad alta voce di “Incompetenza” o di “ Maleducazione” mentre altri condividono le proprie sventure fomentando così gli animi già surriscaldati.. “anche a lei hanno dato il telefono rotto?” ”Roba da non credere!” “A me hanno anche trattato male al telefono!” “ Allora lo fanno con tutti!” ” Chiamiamo il direttore! Scriviamo al giornale!”… e il direttore è lì, nascosto dietro all’albero di natale pieno di palline all’ingresso ,che guarda terrorizzato quella scena da saloon asciugandosi il sudore dalla fronte stempiata , sapendo bene che se non farà qualcosa si trasformerà presto in una scena da arena di gladiatori con la povera ragazza assunta da una settimana come preda … E il direttore in preda al panico pensa .. se si alza e va in soccorso della povera impiegata (che è ormai sull’orlo delle lacrime e finge disperatamente di cercare dei moduli per far vedere che si sta dando da fare per aiutare i clienti) allora le ire degli ormai quasi ex-clienti si catalizzeranno su di lui , e dopo aver ascoltato le urla e gli improperi di ogni singola persona per almeno dieci minuti l’una, dovrà passare la serata, oltre l’orario di chiusura a cercare di rimediare e a raccogliere lettere di inutili lagnanze varie per ore… ma è il 22 dicembre e sua moglie questa sera ha preparato il polpettone.. e poi avevano in programma di guardare il film affittato da due giorni ormai… come fare ?!
Ed ecco che appare.. come un super-eroe con alle spalle la luce bianca il CAPRO ESPIATORIO. Una persona assunta appositamente per fingere di essere l’impiegato un po’ tonto e scortese responsabile di ogni singolo disguido che i clienti hanno avuto con il grande magazzino. Il direttore si fa strada nella folla, si avvicina ai clienti, e dopo aver accolto pazientemente ognuno di loro nel suo ufficio e ascoltato le lamentele finge di chiamare al telefono il responsabile di questa “terribile e incresciosa situazione”. Il “finto” impiegato si presenta nell’ufficio, il direttore lo rimprovera duramente, lo sgrida, lo umilia anche e poi … il colpo di scena … LO LICENZIA! IN TRONCO! .. a questo punto accade una cosa straordinaria… il 99% delle persone che fino a un secondo prima erano pronte ad uccidere… improvvisamente sminuiscono il problema! “ma no .. si figuri.. non lo licenzi… per così poco.. non è necessario.. dopotutto è una cosa risolvibile.. tutto sommato anche io ero nervoso e ho trattato male il signore…” ahhhhhhh… il senso di colpa… che sentimento straordinariamente potente…

E ricordatevi bene che si tratta di una commedia recitata alla perfezione ! Il direttore si sente libero di dire e fare ciò che vuole! Tanto il suo “finto” dipendente è assunto proprio per essere licenziato con una media di dieci volte al giorno!

E cosa ci insegna tutto questo?

Che imparare a gestire le nostre emozioni è fondamentale . Spesso le emozioni negative si impossessano di noi e ci fanno dire e fare cose che normalmente non faremmo mai. Offuscano la nostra comprensione e soffocano la tolleranza. Pensate a quei clienti. Urlano, gridano, insultano e nel fare ciò perdono tantissimo tempo! E poi? Quando viene dato loro quello che chiedevano da ore .. si tirano indietro. Questo perché era la rabbia a parlare, probabilmente giustificatissima, ma sempre rabbia.

E quale miglior metodo per gestire i sentimenti negativi se non quello di utilizzare la comunicazione con noi stessi?

“come posso fare per risolvere questa situazione?”, “Come posso fare per ottenere quello che voglio senza perdere tempo?” fatevi le giuste domande!

E comunicate nel modo migliore con gli altri! Sicuramente saranno disponibili ad aiutarvi!
”Non esistono persone totalmente “cattive”. Date loro il tempo e vi mostreranno il loro lato migliore” Randy Pausch

venerdì 22 ottobre 2010

A scuola da Josè


Tempo fa ho frequentato un corso di comunicazione che mi ha dato modo di riflettere su di un argomento a me caro. Da buon sportivo italiano sono innamorato del gioco più famoso del mondo, il calcio, e da buon milanista “non simpatizzo” per i cugini interisti... Quest'anno che finalmente abbiamo una squadra competitiva il campanilismo si acuisce, ma degli ultimi due anni di fasti interisti una cosa mi è rimasta negli orecchi: Jose Mourinho.
Dal momento in cui è arrivato c'è stato qualcosa di diverso e adesso che non c'è più qualcosa a tutti un po' manca. Mi sono sempre chiesto se l'Inter fosse sostanza o soltanto un fuoco di paglia attizzato da un uomo sopravvalutato. Di sicuro si potrà dire tutto di quest’ uomo ma se c'è una dote che devo riconoscergli è sicuramente la capacità di farsi amare come leader; la capacità di chiedere a un fuoriclasse assoluto come Eto'o di fare il terzino con due Champions nel palmares personale e di spremere come degli stracci umidi giocatori affamati di risultati, la capacità di chiedere sempre.... e ottenere sempre ciò che voleva.
La differenza si nota adesso: basta guardare quel pacioso di spagnolo che siede sulla stessa panchina. Niente da dire, per carità, grandissima persona, ma il paragone non regge. Mourinho comunicava con ogni sua parte del corpo, comunicava parlando, gesticolando, stando zitto, o con un cenno dell'occhio, comunicava con le mani con le braccia con i piedi, anche con la punta dei capelli... Ma la cosa più importante che ho imparato a questo corso di comunicazione, arte in cui l'uomo di Setubal è maestro, è l'importanza della comunicazione che va verso se stessi. Se è vero che è importante e che fa la differenza ciò che siamo capaci di dire agli altri lo è ancor di più quello che ci diciamo in ogni momento della nostra giornata.
Quello che pensiamo di noi, delle nostre capacità, dei nostri obiettivi, dei nostri sogni.
Se è vero che la qualità della nostra vita dipende dalla qualità della nostra comunicazione dovremmo andare tutti a lezione da Josè.


sabato 16 ottobre 2010

Come imparare a comunicare?


Spesso, quando si parla con qualcuno – sia che si tratti di persone che riguardano il lavoro, amici, conoscenti o familiari – alla fine della conversazione capita di pensare: ”Avrà capito quello che volevo dire?” o meglio “Sarò riuscito a far capire ciò che pensavo? Avrò trasmesso esattamente quello che volevo a quella persona o sarò stato frainteso?”

Sono sicuro che sarà capitato a molti, almeno una volta, di discutere o litigare con qualcuno semplicemente per la difficoltà di capire l’altra persona e non davvero per una differenza di punti di vista o distinte opinioni, ma proprio per aver capito male o frainteso il messaggio che si voleva mandare!

Capita poi di sentire parlare alcuni personaggi, magari del mondo dello spettacolo come presentatori e giornalisti, e comprendere immediatamente un fraintendimento riguardo il senso di ciò che volevano in quel momento comunicare.

E allora la domanda che ci si fa riguarda il come fare ad apprendere, non solo un’ottima proprietà di linguaggio, dovuta spesso agli studi effettuati, alla lettura e a una cultura medio-alta, ma proprio dove poter imparare a comunicare bene, in modo efficace, che non significa altro che riuscire a trasmettere esattamente il messaggio che si vuole, con l’impatto emotivo e il significato che si è pensato.

Al giorno d’oggi in Italia i luoghi dove imparare a comunicare meglio sono molti. Tantissime sono le società che si occupano di comunicazione efficace. Molte aziende, professionisti e studenti hanno già deciso di partecipare a seminari sull’argomento, o magari di usufruire dei consigli di un consulente esperto per poter migliorare in un’area così determinante.

Queste persone hanno ormai capito che ognuno di noi vive nell’impossibilità di non comunicare e che la capacità di farlo efficacemente crea una grande differenza nei risultati personali e professionali.

lunedì 11 ottobre 2010

La qualità della nostra vita


"La qualità della nostra vita dipende dalla qualità della nostra comunicazione"
A. Robbins.

Ogni giorno, ogni istante della nostra vita comunichiamo, le nostre parole sono uno dei nostri mezzi di comunicazione, ma anche la nostra voce, i nostri gesti e il nostro corpo comunicano...
In quest’era è necessario essere consapevoli che più una persona migliora le sue strategie comunicative a tutti i livelli, più sarà in grado di raggiungere e conquistare i suoi obiettivi
in qualunque campo: nel lavoro, negli affari, con gli amici, la famiglia, nella relazione di coppia.

Sì, perché comunicare efficacemente significa adottare un ascolto empatico, entrare in rapporto con l'altra persona e, capendola, cogliendo la sua mappa del mondo spiegare produttivamente la nostra così da raggiungere un obiettivo comune.
La comunicazione di un individuo però, per essere davvero efficace con gli altri deve prima diventare efficace con se stessi.
Imparare a comunicare con se stessi significa adottare un vera e propria "comunicazione autentica", basata sulla coerenza, sulla solidità e sull'onestà.
Significa adottare un linguaggio potenziante, farsi domande produttive che focalizzino la nostra mente sulle soluzioni e non sui problemi, significa imparare a lavorare su di sé ad entrare nel profondo di noi stessi in modo da capire per capire che tipo di valori, di credenze o filtri stanno dietro alcuni modi di dire o alcune modalità comunicative.

Imparare a comunicare significa arricchirsi, arricchire la propria mappa del mondo, le proprie conoscenze, cogliere maggiormente le sfumature.

Tutto ciò non può che essere davvero un modo ecologico per sperimentarsi e sperimentare la realtà intorno a sé, concedendosi il lusso di essere davvero artefici del proprio futuro e dei propri successi.